In sintesi
- 🎬 Un Professore 3
- 📺 Rai 1, ore 21:30
- 📚 La serie segue il professore Dante Balestra e la sua classe, intrecciando filosofia e drammi adolescenziali in un racconto intenso e maturo che affronta temi come identità, relazioni, responsabilità e crescita personale, culminando nel gran finale della terza stagione.
Un Professore 3, Alessandro Gassmann, Rai 1, Claudia Pandolfi. Basta pronunciare queste quattro entità per capire che stasera, mercoledì 17 dicembre 2025, la prima serata televisiva punta altissimo: alle 21:30 arrivano su Rai 1 gli episodi 9 e 10, il gran finale della terza stagione della fiction che ha riportato la filosofia al centro del prime time italiano.
Un Professore 3: la serata e gli episodi tra Hawking e Arendt
Gli episodi in onda stasera, diretti da Andrea Rebuzzi, sono tra i più attesi dell’intera stagione. “Hawking: il mistero dell’universo” e “Arendt: la colpa e il perdono” rappresentano l’apice emotivo del percorso di Dante Balestra e della sua classe, e lo fanno con un equilibrio raro tra intrattenimento pop, riflessione filosofica e tensioni da teen drama evoluto.
L’atmosfera è cupa, quasi più vicina al coming-of-age nord-europeo che alle classiche fiction italiane. Rebuzzi porta a compimento ciò che aveva iniziato nei primi episodi: una fotografia più cruda, dialoghi asciutti, emozioni che non vengono spiegate ma lasciate esplodere nei gesti. È la stagione in cui la serie abbandona qualsiasi residuo di leggerezza liceale per affrontare finalmente la materia oscura dei suoi personaggi.
E questa scelta narrativa si sente soprattutto in due archi centrali: il ritorno di Manuel e la discesa emotiva di Greta. Manuel rientra, Anita sorride, ma la sua gravidanza nascosta aggiunge uno strato di tensione che attraversa ogni scena. Greta invece implode, travolta da rivelazioni familiari e sentimentali: un personaggio scritto con una sensibilità sorprendente, lontanissima da qualsiasi stereotipo da “ragazza difficile”.
Un Professore 3 e il finale di stagione: perché è così importante
Le ultime due puntate si portano dietro anche il peso del mistero di Gabriele, uno dei fili narrativi più riusciti dell’intera stagione. La rivelazione di Leone – Gabriele non è morto in un incidente – rimette in discussione tutto ciò che Dante credeva di aver capito sul passato, su se stesso, sul ruolo dell’insegnante come guida etica.
Ed è qui che la serie tocca il suo cuore filosofico. Da un lato Hawking, la ricerca del senso nell’infinito; dall’altro Arendt, la responsabilità, la colpa, il perdono. Il bello di Un Professore 3 è proprio questo: usa concetti altissimi, ma li cala dentro drammi che avrebbero potuto vivere in qualsiasi liceo reale. La filosofia non è un vezzo accademico: è una scialuppa.
Questo finale mette anche alla prova molte relazioni: Simone e Thomas ritrovano equilibrio, Luna e Matteo cedono alla passione ma restano ingabbiati nelle loro bugie, Zeno si rivela un personaggio sempre più interessante nel suo equilibrio tra fragilità e maturità. E poi c’è Anita, con un segreto che sposta il baricentro emotivo della storia e che promette un impatto notevole sul futuro della serie.
Il momento più teso è la ricerca di Greta dopo i suoi messaggi inquietanti. Una sequenza che dimostra quanto la fiction abbia assorbito ritmi e toni da serie più internazionali, mantenendo però il suo calore emotivo tutto italiano.
- Dante in crisi: la sua identità professionale e personale vacilla, e Gassmann offre qui uno dei momenti più intensi dell’intera serie.
- L’eredità filosofica: il percorso dai grandi pensatori diventa specchio delle scelte dei protagonisti, non una semplice cornice.
Un impatto culturale più grande di quanto sembri
Da nerd della serialità italiana posso dirlo apertamente: questa stagione di Un Professore è quella che più si avvicina allo spirito ruvido e sincero del format originale catalano, Merlí. Non copia, reinterpreta. E soprattutto osa. La scelta di affrontare temi come la bisessualità adolescenziale, il lutto, la dispersione scolastica, la depressione giovanile in prima serata su Rai 1 non è solo coraggiosa: è una chiara dichiarazione di maturità del pubblico italiano.
Il lascito culturale della serie è ormai evidente: ha riportato la filosofia al centro del dibattito pop, ha fatto scoprire ai più giovani nomi come Arendt e Hawking e, soprattutto, ha dimostrato che la TV generalista può ancora raccontare storie complesse senza perdere il grande pubblico. Non è un caso che gli episodi finali siano stati descritti come “devastanti” e “indimenticabili” sui social già dopo le anteprime stampa.
Gassmann raggiunge qui uno dei suoi picchi interpretativi più intensi degli ultimi anni.
La regia di Rebuzzi porta la serie a un livello visivo insolito per la fiction italiana, con luci fredde e un realismo quasi documentaristico.
Stasera Rai 1 non propone solo una fiction, ma un vero evento narrativo che chiude un cerchio e al tempo stesso promette nuove ombre da esplorare. Per chi segue la serie dall’inizio, sarà come mettere insieme i tasselli di un puzzle che ha richiesto tre stagioni per essere completato. Per chi la scopre adesso, è uno dei finali di stagione più potenti della TV italiana contemporanea.
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