I bollini sui salatini ti stanno ingannando: scopri i 3 trucchi del marketing che mettono a rischio la tua salute

Quando ci troviamo davanti allo scaffale dei salatini, la nostra attenzione viene immediatamente catturata da una miriade di bollini colorati, simboli rassicuranti e claim che sembrano promettere prodotti più salutari. “Senza olio di palma”, “con farina integrale”, “fonte di fibre”: queste diciture occupano spesso uno spazio predominante sulla confezione, catturando lo sguardo prima ancora che possiamo leggere la lista degli ingredienti. Ma questi simboli ci stanno davvero raccontando tutta la storia?

La strategia del bollino: cosa ci viene mostrato e cosa no

Il packaging dei salatini è diventato un vero e proprio campo di battaglia del marketing alimentare. I produttori sanno perfettamente quali tasti toccare per attirare consumatori sempre più attenti alla salute, e lo fanno evidenziando selettivamente alcuni aspetti nutrizionali mentre altri, spesso più critici, rimangono discretamente nascosti nella tabella nutrizionale sul retro della confezione.

Questa tecnica, perfettamente legale ma eticamente discutibile, viene chiamata dagli esperti “health halo effect”: l’effetto alone salutistico. Un singolo elemento positivo crea un’impressione generale di salubrità che non corrisponde necessariamente alla realtà complessiva del prodotto. Studi scientifici hanno dimostrato come claim del tipo “low-fat” o “organic” inducano i consumatori a sottostimare sistematicamente le calorie e a percepire i prodotti come più sani nel loro complesso, indipendentemente dal loro reale valore nutrizionale.

Quando l’assenza diventa un vanto (ma non basta)

Prendiamo il caso del claim “senza olio di palma”, probabilmente il più diffuso sugli scaffali negli ultimi anni. L’olio di palma è stato oggetto di dibattito per ragioni ambientali e per il suo elevato contenuto di grassi saturi, che rappresentano circa il 50% degli acidi grassi totali. Un eccesso di grassi saturi nella dieta è associato, secondo le linee guida nutrizionali internazionali, a un aumento del rischio cardiovascolare.

Tuttavia, la sua assenza non garantisce affatto che il prodotto sia nutrizionalmente equilibrato. Spesso l’olio di palma viene sostituito con altri grassi come oli tropicali o grassi vegetali parzialmente idrogenati o frazionati che, pur essendo diversi dal punto di vista della composizione, non modificano sostanzialmente il profilo calorico del prodotto e possono mantenere un contenuto di grassi saturi comunque significativo.

Un salatino può vantare l’assenza di olio di palma e contenere comunque il 25-30% di grassi totali, con una quota non trascurabile di grassi saturi provenienti da altre fonti. Questi valori sono perfettamente in linea con quanto riportato nelle banche dati nutrizionali europee per la categoria dei cracker e degli snack salati.

Il contenuto di sale: il grande assente dai bollini

Ecco il punto più critico che raramente viene evidenziato con bollini colorati: il contenuto di sodio. I salatini rappresentano una delle categorie alimentari con la più alta concentrazione di sale tra gli snack da forno. Diversi prodotti industriali superano i 2 grammi di sale ogni 100 grammi di prodotto e possono arrivare fino a circa 3 grammi, come attestato dalle rilevazioni su prodotti commerciali e dalle banche dati nutrizionali europee.

Considerando che l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda di non superare i 5 grammi di sale al giorno per gli adulti, una porzione da 40-50 grammi di alcuni salatini ad alto contenuto di sale può coprire oltre un terzo e in alcuni casi circa la metà dell’apporto massimo giornaliero raccomandato.

Raramente vedrete un bollino che evidenzia l’elevato contenuto di sale sulla parte frontale della confezione, specialmente nei Paesi che non adottano un sistema obbligatorio di etichettatura semaforica. Al contrario, la vostra attenzione verrà dirottata verso altri aspetti, creando una percezione distorta della qualità nutrizionale complessiva. Ricerche sul comportamento dei consumatori dimostrano che i claim salutistici possono ridurre l’attenzione verso le informazioni nutrizionali critiche come sale, zuccheri e grassi.

La farina integrale: un vantaggio sopravvalutato

Un altro claim frequente riguarda la presenza di farina integrale, spesso accompagnata da riferimenti alle fibre. Le fibre sono effettivamente importanti per la nostra alimentazione, con raccomandazioni di circa 25-30 grammi al giorno per l’adulto secondo EFSA e OMS. Tuttavia, la loro presenza in un prodotto ad alto contenuto di grassi e sale non trasforma quel prodotto in una scelta globalmente salutare.

La dicitura “con farina integrale” non specifica necessariamente la percentuale. La normativa europea consente di indicare in etichetta un ingrediente anche quando questo rappresenta solo una frazione del totale, purché la sua percentuale sia indicata quando messa in evidenza nell’etichetta. Un prodotto potrebbe contenere, ad esempio, solo il 10-15% di farina integrale e il restante 85-90% di farina raffinata, pur potendo legittimamente vantare la presenza di quella integrale sulla confezione.

Gli additivi invisibili dietro i bollini rassicuranti

Mentre i nostri occhi sono catturati dai claim positivi, la lista degli ingredienti racconta spesso una storia diversa. Esaltatori di sapidità come il glutammato monosodico, correttori di acidità come l’acido citrico, antiossidanti di sintesi come i tocoferoli o l’ascorbato di sodio: molti salatini contengono una serie di additivi che servono a migliorare sapore, consistenza e conservazione.

Questi ingredienti, perfettamente autorizzati dalla normativa europea e ritenuti sicuri entro le dosi ammesse dall’EFSA, non vengono mai evidenziati con la stessa enfasi riservata agli aspetti positivi. Non troverete bollini che dicono “contiene 5 additivi” con la stessa dimensione di quelli che proclamano l’assenza di olio di palma.

Come leggere oltre i bollini: una guida pratica

La tutela del consumatore passa inevitabilmente attraverso la consapevolezza e l’educazione alimentare. Ecco alcuni passaggi fondamentali per una scelta davvero informata:

  • Ignorate momentaneamente i bollini: iniziate la vostra analisi dalla tabella nutrizionale e dalla lista degli ingredienti, non dai claim sulla parte frontale
  • Verificate il contenuto di sale: controllate i grammi di sale per 100 grammi e calcolate quanto ne assumereste con una porzione realistica
  • Analizzate i grassi totali e saturi: l’assenza di un ingrediente specifico come l’olio di palma non significa necessariamente un profilo lipidico migliore
  • Leggete la lista completa degli ingredienti: una lista molto lunga indica generalmente un prodotto più trasformato
  • Contestualizzate i claim: “fonte di fibre” o “con farina integrale” sono aspetti positivi, ma non cancellano un alto contenuto di sale, grassi o calorie

Il vero significato della trasparenza alimentare

I salatini rimangono quello che sono: prodotti da consumare occasionalmente, come sfizio, non come base dell’alimentazione quotidiana. Le linee guida per una sana alimentazione, sia italiane che internazionali, indicano chiaramente di limitare il consumo di snack salati ad alta densità energetica e ricchi di sale e grassi.

Il problema non è la loro esistenza sul mercato, ma la comunicazione potenzialmente fuorviante che può indurre i consumatori a considerarli più salutari di quanto effettivamente siano, soprattutto quando alcuni elementi positivi vengono enfatizzati senza un adeguato contesto.

Una vera tutela del consumatore richiederebbe maggiore equilibrio nella comunicazione nutrizionale: se un prodotto può vantare l’assenza di olio di palma, dovrebbe essere altrettanto chiaro sul suo contenuto di sale e grassi saturi. Le linee guida OMS e di molte società cardiologiche raccomandano di limitare l’apporto di grassi saturi a meno del 10% dell’energia totale giornaliera. Proprio per questo diversi organismi internazionali hanno promosso sistemi di etichettatura nutrizionale sintetica in etichetta frontale, come i punteggi o i “semafori”, per rendere più immediata la valutazione di nutrienti critici.

Fino a quando questo non accadrà attraverso normative più stringenti e un’adozione più ampia di sistemi chiari di etichettatura nutrizionale, spetta a noi consumatori sviluppare quella consapevolezza critica che ci permette di guardare oltre la superficie patinata delle confezioni. La prossima volta che un bollino colorato catturerà la vostra attenzione sullo scaffale dei salatini, ricordate: non è quello che vi viene mostrato a caratteri grandi che conta, ma quello che dovete cercare voi a caratteri piccoli. La vostra salute merita questo piccolo sforzo in più.

Quando scegli i salatini cosa guardi per primo?
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Il prezzo e basta

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